
Quando la terra era verde
Riley Black
St. Martin’s Press, $ 29
Immagina di essere un paleontologo che esplora le rocce di età giurassica dello Utah. Immagina di scoprire le ossa di un dinosauro erbivoro lungo 20 metri di 20 metri. Quindi considera: come potrebbe qualsiasi bestia diventare così grande? La risposta, secondo la scrittrice e paleontologo Riley Black, si trova nelle piante.
Black narra la storia di questo giurassico sauriano in un capitolo del suo ultimo libro, Quando la terra era verde. Il immaginato Apatosaurus Apparecchi attraverso cycadi lussureggianti, felci e conifere, che aspirano la materia vegetale nel suo sistema digestivo di “enormi vasche di fermentazione”, che le consente di estrarre i nutrienti massimi. L’abbondanza di fogliame verdeggiante disponibile per l’adulto Apatosaurus Per inalare ha guidato le dimensioni gigantesche della sua specie. Il nero evoca persino i patti verdi di sterco prodotti dall’animale (probabilmente) gassoso mentre scoreggia.
Con un focus saldamente sulle piante, il nero usa magistralmente la scienza per dare vita ai mondi antichi in cui vivevano alcuni dei nostri animali preistorici preferiti. Ogni capitolo – scritto come una vignetta con la propria appendice che spiega la scienza dietro le scelte della storia di Black – ritrae un determinato tempo e luogo.
Prendi il primo capitolo, ambientato in Arctic Canada 1,2 miliardi di anni fa. Questo è un mondo senza foreste, niente pesce, senza conchiglie. Roccia nuda tempestata di montagne innevate presiedette su oceani pieni di sedimenti forniti di stuoie di cianobatteri e altri organismi per lo più unicellulari. In questo contesto, Black descrive qualcosa che non è del tutto vegetale. È un’alga rossa multicellulare e fotosintetizzante. “È solo in questo momento che quelle che una volta erano singole celle stanno iniziando a combinare e si fondono in accordi nuovi e inaspettati”, scrive. Non saremmo qui senza questo passaggio evolutivo.
Questa alga rossa e i suoi fratelli fotosintetici sono antenati delle prime piante che si insinuavano sulla terra, attirando inavvertitamente le creature fuori dall’oceano. “Sono state le piante, non il pesce con la pinna carnosa, a cambiare il mondo quando sono venute a terra”, scrive Black.
La paleontologia è spesso inquadrata come storie di colonizzazione e conquista – Terra colonizzata della vita, i dinosauri hanno dominato l’era mesozoica. Black rifiuta questo framework, invece raccontano storie di comunità in una “storia d’amore evolutiva”. Ci ricorda che “non siamo arrivati qui da soli, ma come parte di una relazione in corso con il botanico”. Di per sé, un dinosauro è solo un dinosauro. Farrare i sauropodi che cenano nelle insalate di foreste giurassiche, riscaldando il pianeta con i loro malodori ricchi di metano, è qualcos’altro.
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